Leadership femminile, parità di genere e forte determinazione. Conosciamo meglio Paola Corna Pellegrini, Presidente di Aiceo
Una carriera manageriale di alto livello, Ceo di aziende internazionali come Allianz Partners Italia fino a giungo 2022, passando da aziende multinazionali internazionali quali Henkel Cosmetic, Europe Assistance, Novartis Consumer Health, a quelle famigliari come Zambon Pharma, ricoprendo ruoli di responsabilità ai vertici quali General Manager e Amministratore Delegato a livello nazionale e internazionale. Oggi, Paola Corna Pellegrini è Presidente di Winning Women Institute e AICEO, Associazione italiana Ceo e ci racconta un po’ di sé.
Come si descriverebbe Paola Corna Pellegrini?
Alla mia età si è tante cose insieme. Da un punto di vista professionale, mi viene una sintesi: una manager startupper. In realtà, ho fatto la manager per quarant’anni, il mio modo di interpretare il mio lavoro, però, il modo di condurre le aziende, le organizzazioni e le squadre è sempre stato improntato sul fatto di iniziare nuovi percorsi. Innovare sotto tanti punti di vista, organizzativo, vista della gestione delle risorse umane, ma anche e forse soprattutto dal punto di vista del business. Abbiamo adottato tecnologie diciamo in modo pionieristico nei vari mercati di riferimento, sempre cercando di fare la differenza in termini di valore aggiunto dando ai nostri clienti consumatori soluzioni innovative, che partissero dai loro bisogni reali. Oggi peraltro sono a tutti gli effetti una startupper imprenditrice perché ho co-fondato Winning Women Institute nel 2017 e ne sono diventata socia e Presidente nel 2022. Mi definirei anche una combattente: sono stata molto determinata nel portare avanti tutto il mio percorso, dagli studi alla professione, ma anche nel volermi creare una famiglia. Ho due figli e una nipotina di due anni e mezzo, e lo stesso compagno e poi marito da 50 anni!
Paola Corna Pellegrini, l’impegno verso le donne
Per le donne e per tutti coloro che ritengo essere a rischio in questo momento per non essere adeguatamente valorizzati. In difesa dei diritti delle persone a rischio di discriminazione specialmente nei posti di lavoro e nella società. È soprattutto nel mondo del lavoro dove posso incidere di più, con il mio esempio, con la mia passione che metto in tutto quello che faccio. Spero di ispirare anche le nuove generazioni, ragazzi e ragazze, specialmente le donne ad avere fiducia in sé stesse, a credere che ce la possono fare, a credere che si può fare senza dover per forza rinunciare a qualcosa nella sfera personale o in quella professionale.
Paola Corna Pellegrini, una Ceo tra le Ceo
Non sono l’unica. Ma siamo ancora troppo poche. Come sono arrivata a questo traguardo? Sono una donna con un carattere molto determinato, quando mi pongo degli obiettivi ho rigore e disciplina nell’impegnarmi per raggiungerli. I risultati non vengono gratis, non dobbiamo pensare che ci siano dovuti come riconoscimenti. Dobbiamo perseverare nel ricercarli in maniera decisa ed etica. Il mio percorso parte dal liceo classico, da una Laurea in Matematica all’Università di Padova e un Master in Business Administration presso la Business School del C.U.O.A. Da una parte, sono andata alla ricerca di ciò che mi piaceva e di ciò che mi poteva servire per realizzare i miei sogni professionali. Dall’altra, la curiosità mi ha sempre accompagnata e il fatto di non aver paura di esplorare territori nuovi. Ho accettato delle sfide in ambito aziendale, partendo da un approccio orientato al marketing e alle Human Resources.
Paola Corna Pellegrini, l’importanza dei mentori
Appena finito il Master, il professor Collesei di marketing, mi ha chiesto di rimanere come sua assistente al Master e lì ho avuto un grande dilemma perché a me piaceva anche insegnare. E in quel momento, uno dei miei maggiori e più importanti Mentor, mio padre, mi ha detto che secondo lui, per insegnare questo tipo di materie bisognerebbe prima aver lavorato in azienda e fare esperienza sul campo. La stessa che cerco di insegnare ai ragazzi e alle ragazze che incontro nei miei interventi ai Master.
Paola Corna Pellegrini, le passioni alla base della leadership
Da un punto di vista lavorativo, le aree su cui io mi sono sentita più appassionata sono, da una parte, tutto ciò che ha a che vedere con l’innovazione e dall’altra il contatto con le persone, quindi il lavoro di squadra, sia con collaboratori che con i capi. Mi piace tirar fuori il meglio delle persone. Questa, secondo me, è una dote molto femminile come la capacità di ascolto. Credo nell’importanza della diversity, equity and inclusion come difesa dei diritti, come giustizia, ma ci credo anche come beneficio sul business. L’ho sperimentato personalmente: avere varie culture, vari orientamenti, varie abilità rappresentate in una squadra è un valore immenso per poter studiare problemi e opportunità, nuove soluzioni rivolte al mercato che possano essere più vincenti e di successo. Tra le mie passioni personali c’è anche l’arte. Mi sento bene quando vado in un museo, quando visito una mostra. Mi mette in pace con il mondo; tutto ciò che è arte figurativa mi appassiona e mi prende.
Paola Corna Pellegrini, lo sport come insegnamento di vita
Sono stata una sportiva non a livello agonistico, ma dilettantistico, ho praticato tanti sport che purtroppo ho dovuto abbandonare come lo sci e il tennis. Oggi oltre al Pilates, faccio la nonna, è un ottimo sport, mentale sicuramente, ma anche fisico: stare dietro a questa nipotina brillantissima ci vuole fisico!
Paola Corna Pellegrini, carriera e famiglia senza compromessi
Quando ho deciso di avere la mia prima figlia Francesca, è stato il primo momento di discontinuità, diciamo, legato anche a circostanze dell’azienda in cui lavoravo. Oggi sono cambiate molte cose, ma quando sono rientrata dalla maternità, mia figlia aveva tre mesi e mezzo, quindi subito, mi sono dovuta reinventare. L’azienda ha inventato per me un nuovo ruolo come New Business Manager. Successivamente, l’azienda è stata ceduta e in quel momento, avevo capito che per me non c’erano altre opportunità. Avendo una bimba a casa, ho fatto una scelta abbastanza netta, decidendo di dedicarmi a mia figlia e alla mia famiglia. Mi sono comunque impegnata con delle consulenze aspettando di rimettermi in pista in Europe Assistance dove ho portato la cultura del marketing nel mondo dei servizi e delle assicurazioni; è stata anche quella una bella sfida, molto divertente, molto appassionante con tanta innovazione.
Paola Corna Pellegrini e la sfida coraggiosa del secondo figlio all’apice della carriera
Ho deciso di avere il mio secondo figlio Matteo. Tutti mi dicevano che ero molto coraggiosa vista la mia posizione di direttore commerciale. Un impegno notevole. Però, come dicevo prima, sono determinata e avevo chiare le mie priorità: il sogno di avere una famiglia e due figli. Questa seconda maternità l’ho pagata più cara, in un’azienda in cui sicuramente non era ancora sentito il tema delle pari opportunità e della maternità. Onestamente, è stata dura e ho deciso di tornare a seguire i miei figli. Una nuova posizione lavorativa poi è arrivata in un’azienda molto bella che è la Novartis, in cui sono entrata prima della fusione. Sono stati dieci anni appassionanti in cui ho iniziato come direttore marketing e sono poi diventata Business unit head della parte Novartis Consumer Health e poi General manager di quest’area di business, in particolare dei farmaci da banco OTC. Un’esperienza stupenda, con la fortuna di avere avuto un capo eccezionale dal quale ho imparato tanto, che mi ha dato tanto spazio e mi ha fatta crescere. Mi ha dato la possibilità di diventare il capo di una squadra scegliendo me, una donna, tra tutti gli altri uomini più anziani di me, più esperti di me nel settore. Un’altra grande sfida, importante nel farsi riconoscere come capo dopo essere stati colleghi per tanti anni. Quello è un passaggio molto delicato che bisogna saper gestire, secondo me, sempre con l’ascolto, col riconoscimento dell’esperienza e delle competenze, col gioco di squadra.
Paola Corna Pellegrini e l’umiltà di mettersi in gioco e di imparare
In tutti questi settori professionali, è importante avere l’umiltà di continuare a imparare, di mettendosi all’ascolto dei propri collaboratori e colleghi, perché sono tutti settori uno diverso dall’altro, con logiche diverse non solo di mercato ma anche regolatorie, come nel mondo farmaceutico e in quello assicurativo, per arrivare all’ultima mia esperienza.
Paola Corna Pellegrini, quali sono le caratteristiche di una CEO?
Credo che in generale ci siano degli stili di leadership più vincenti di altri, indipendentemente da chi li interpreta, uomo o donna. Lo stile del leader autoritario sembra finalmente messo in discussione, e che prevalga la necessità di una leadership di ispirazione; leader che sanno coinvolgere, che sanno delegare, che rispettano i collaboratori e li sanno ascoltare, che lavorano per obiettivi e che non danno compiti da eseguire. Che sanno valorizzare le peculiarità, caratteristica che porta a mettere in luce le competenze e le unicità di ciascuno e quindi a fare poi la differenza, per esempio nella capacità di innovare, nella capacità di attrarre i talenti. Le donne in generale sanno interpretare molto bene questo stile di leadership.
Paola Corna Pellegrini, come devono essere le aziende oggi
Inclusive, impegnate sul territorio, nella società, su tematiche ambientali. Le aziende devono sapere rispettare le minoranze e includerle, valorizzarle in senso autentico. Un leader deve interpretare bene questo ruolo ovvero rimanere un capo, ma accogliendo e stimolando il contributo di tutti, creando un clima di benessere aziendale e psycological safety che metta tutti nella condizione migliore per esprimersi.
Paola Corna Pellegrini, la carica delle -ancora poche – donne Ceo
C’è una percentuale che fa discutere in questi anni sul numero di donne CEO in Italia. Il Sole 24 ore parla del 3 – 4%. Da Presidente di AICEO, qual è la situazione reale oggi nel nostro paese e soprattutto quali sono le sfide future che, come associazione, vi siete ripromessi per aumentare questa percentuale?
La percentuale del 4% riguarda le aziende quotate. Per carità, un campione importante della nostra realtà perché sono un riferimento e rappresentano dei role model, ma dobbiamo guardare alle 4.700.000 aziende italiane, non solo a qualche centinaio. Se andiamo su una platea di aziende anche non quotate sopra a un certo fatturato, aziende medio grandi diciamo, le imprese guidate da donne sono tra il 17 e il 20%. È comunque una percentuale ancora bassissima. Oltre che culturale il problema sta nei numeri, infatti la partecipazione delle donne al mondo del lavoro è ferma da anni al 52 – 53%. E quando aumenta di un punto percentuale, grandi proclami. Ma ci rendiamo conto che siamo fanalino di coda in tutto il mondo, non solo in Europa, e che ci troviamo in una situazione di grande disparità tra nord e sud? Il problema è che ancora oggi, la donna non riesce a partecipare al mondo lavorativo in modo adeguato, per tanti fattori. Tra i più importanti, oltre a un ragionamento di tipo culturale, non a caso, la diversità tra le regioni, in Italia c’è un tema legato ai servizi alla famiglia. Gli asili nido, per esempio, coprono solo il 30% dei nuovi nati. Va rivista la politica sui permessi per genitorialità, in modo tale che gli uomini siano padri altrettanto coinvolti nella gestione dei figli fin dalla loro nascita come le madri. Bisogna fare in modo però che usufruire di questi permessi, non li porti ad essere discriminati all’interno delle aziende in cui richiedono il Congedo di paternità, e la strada, secondo noi, è l’obbligatorietà anche per i padri.
Paola Corna Pellegrini, l’impegno istituzionale
Con il mondo dell’associazionismo impegnato sulle pari opportunità, sto infatti lavorando per chiedere un congedo di paternità obbligatorio paragonabile a quello delle donne, perché a quel punto elimineremmo anche tutti quegli alibi delle piccole e medie imprese che non assumono donne per il costo dell’assenza per maternità, perché così l’assenza sarebbe del padre e della madre in egual misura. Come AICEO con Winning Women Institute e insieme ad altre associazioni abbiamo già lavorato ad alcune innovazioni normative, in particolare abbiamo creato la UNI PdR 125:2022, ossia la prassi di riferimento per la Certificazione di Parità di Genere. E per fare in modo che aziende virtuose siano di esempio ad altre aziende clienti e fornitori, abbiamo lanciato il Manifesto per la Parità di Genere nella filiera italiana.
Lavoriamo con le istituzioni per favorire l’aumento dell’occupazione e della rappresentanza femminile, perché questo porterebbe anche ad una crescita significativa del PIL, come calcolato anche dalla Banca d’Italia. La partecipazione delle donne al mondo della compagine lavorativa, ma anche a livello di Quadri o Top management delle aziende, vuol dire migliori performance, più innovazione, più attrazione di talenti e anche di clienti e consumatori. Le giovani generazioni oggi guardano i prodotti, ma guardano anche chi li produce e quanto, l’azienda produttrice, è autentica nell’essere sostenibile, nell’essere rispettosa dei diritti delle persone che vi lavorano e della società.