Sperimentare per innovare con ARCO e CREA, realtà riunitesi per la crescita dei sistemi agroalimentari. Il cotone sostenibile
Cotone sostenibile Made in Italy
“L’innovazione è il principale motore di sviluppo per le nostre imprese, che, pur mantenendo la loro identità e distintività, intendono essere sempre più competitive sui mercati, rispondendo alle sfide della globalizzazione, dal cambiamento climatico alla sicurezza alimentare e idrica, dall’economia circolare ai sistemi agroalimentari sostenibili e resilienti. Come CREA siamo in prima linea per accompagnarle e sostenerle in un percorso di crescita a beneficio di tutto il Paese e in tal senso il nostro progetto di Agroforestry per il cotone sostenibile in collaborazione con uno dei simboli della moda italiana nel mondo è emblematico”. Queste le parole del Presidente del CREA, prof. Andrea Rocchi, in visita all’azienda sperimentale del CREA Agricoltura e Ambiente di Rutigliano (BA). Qui è in campo Apulia Regenerative Cotton (ARCO), un progetto ambizioso che punta a produrre cotone sostenibile e interamente made in Italy, utilizzando sia metodi convenzionali che l’innovativo approccio dell’agroforestry. Il progetto prevede la consociazione del cotone con peschi nel primo anno e con melograno e pioppo bianco dal secondo, creando una filiera green a sostegno della moda italiana per innovare il sistema.
Il progetto ARCO
Coordinato da EFI (European Forest Institute) in collaborazione con il Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente del CREA e finanziato da Armani SPA, ARCO è un progetto pilota quinquennale, unico nel suo genere in Europa. Il progetto mira a produrre cotone a ridotto impatto ambientale grazie all’uso di sistemi agroforestali. Dopo aver piantato un ettaro di terreno a maggio 2023, il cotone si sta progressivamente espandendo fino a occupare, nell’arco dei cinque anni previsti, un’area complessiva di 5 ettari. Questo rappresenta il primo esperimento sul campo in Europa a testare il cotone in agroforestry con specie arboree alternative.
L’agroforestry è un sistema agricolo che prevede la coltivazione di specie erbacee negli interfilari di piante arboree o arbustive. Tale approccio consente di innovare e ridurre l’evapotraspirazione, risparmiando acqua irrigua, e aumenta la biodiversità agricola e la fertilità del suolo grazie all’introduzione di più sostanza organica.
I primi risultati
Dopo i buoni risultati del primo anno di attività, con una resa di circa 4 tonnellate per ettaro, nel 2024 il cotone è stato seminato su una estensione complessiva di 3 ettari: 0,6 ettari in agroforestry con melograno (varietà dente di cavallo) e pioppo bianco e 2,4 ettari in monocropping. Per individuare gli effetti sul cotone di differenti gestioni colturali e dello stress idrico, è stato avviato un dispositivo sperimentale che confronta 3 varietà di cotone, 3 differenti gestioni del suolo (tillage, no-tillage e minimum-tillage) e due regimi irrigui (completa e deficitaria).
Il Contributo del CREA
La scelta dell’azienda CREA “Maria Elisa Venezian Scarascia” di Rutigliano in territorio pugliese non è stata casuale. Il clima mite e le peculiari caratteristiche ambientali hanno favorito la reintroduzione di questa coltura, già presente dal XII secolo ma abbandonata nell’ultimo cinquantennio, con un impatto positivo sulle comunità locali. I ricercatori del Centro di Agricoltura e Ambiente hanno avviato la creazione del campo sperimentale, implementando pratiche di agricoltura rigenerativa, rispettose dei cicli naturali con l’intento di innovare rendendo più green. Le preparazioni del letto di semina hanno implicato il minimo impatto sul suolo per evitare il consumo di sostanza organica, e si è fatto uso della tecnica di fertirrigazione con concimi organici. Monitoraggi regolari saranno effettuati per valutare le proprietà del cotone coltivato, oltre a verificare l’impatto ambientale e i livelli di produzione delle aree interessate.