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Internet: è boom ma mancano gli esperti

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lavoro-internet-boomLa nostra vita è sempre più digital e tech, ma le imprese hanno sempre più difficoltà a reperire professionisti Ict. Il motivo? Una scuola sguarnita di strumenti didattici innovativi e il calo del numero dei laureati in materie tecnico-scientifiche.

 

Sebbene si stimi che i contratti di lavoro nel settore dell’Information Comunication Technology (Ict) abbiano raggiunto quota 15mila a fine 2013 e siano destinati a crescere nei prossimi anni, aumenta per le imprese la difficoltà di reperire sul mercato le giuste professionalità. Il tempo medio di reclutamento di un professionista digitale è di circa 4 mesi e nel 22% dei casi le assunzioni risultano di difficile reperimento. E le previsioni per il futuro non sembrano così promettenti: la richiesta delle aziende di professionalità IT è superiore alla domanda (nei migliori Politecnici il rapporto tra neolaureati e offerte di lavoro raggiunge 1/20) e l’offerta formativa universitaria in molti casi non è adeguata per sostenere l’innovazione dell’industria e del mercato internazionale.

Secondo l’Unione Europea sono 900mila i posti di lavoro che non vengono occupati. Questo a fronte di una crescita che porterà a 500mila posizioni aperte nel 2015, che nel 2020 saliranno da 730mila e 1,3 milioni. Un buco enorme in un settore cruciale come l’Ict.
Anche l’Italia non è immune al fenomeno. Secondo una ricerca recente di Modis Italia, divisione del Gruppo Adecco specializzata nel recruiting proprio in ambito Ict, il 22% di queste posizioni aperte non trova infatti candidati in Italia. Inoltre, più della metà dei neoassunti in questo settore nel nostro Paese sono residenti al Nord e meno del 20% sono donne. “Quindi il gap da colmare è davvero grande, sia dal punto di vista territoriale che di genere”, sottolinea Anitec. “Quello che manca a livello europeo e anche specificatamente a livello italiano, è un’offerta formativa mirata a sviluppare le competenze digitali sia negli studenti italiani che nelle persone in mobilità che potrebbero così ritrovare lavoro più rapidamente”.

Questi i numeri che l’Italia ci consegna: 15 mila imprese, +54% in 3 anni. 10 miliardi di fatturato, circa la metà prodotto a Milano. Prime per imprese: Roma, Milano, Napoli e Torino.
Il settore internet va forte in Italia: tra commercio online, servizi di hosting, accesso ad internet e portali web sono circa 15 mila le imprese attive, con un fatturato di circa 10 miliardi di euro e 21mila addetti. Un settore che cresce di quasi 1.700 imprese nell’ultimo anno (+13%) e registra un boom rispetto al 2011, +54%. Un’impresa su cinque (2.817, 19,4% italiano, +56% in tre anni) ha sede in Lombardia e quasi una su dieci (1.332, 9,2% nazionale, +64%) a Milano. In Lombardia, dopo Milano, fanno bene Brescia (290 imprese) e Monza e Brianza (241), seguite da Bergamo (226) e Varese (208). A livello nazionale, Roma è prima con 1.374 imprese, seguita da Milano, Napoli (714) e Torino (644), ma Milano da sola pesa per quasi la metà del fatturato totale nazionale del settore (4 miliardi di euro su 10).

Le imprese legate a internet hanno titolari giovani, under 35, in circa un caso su tre e donne in un caso su quattro mentre gli stranieri pesano circa l’8%. Le imprese femminili pesano soprattutto a Benevento (48,8% del settore internet) e Alessandria (38,2%), i giovani a Caltanissetta, Matera e Vibo Valentia (50%), gli stranieri a Imperia, Teramo e Gorizia (il 20% circa).
Una tendenza che si riscontra anche nel resto dell’Europa, con l’eccezione del Belgio. Oggi mancano le figure professionali adatte e probabilmente continueranno a mancare anche per il futuro, dal momento che, come rimarca Anitec, c’è “un calo degli iscritti alle facoltà tecnologiche“.

Eppure l’informatica è una delle specializzazioni più redditizie. E In Italia lo conferma l’ultimo rapporto Excelsior-UnionCamere, secondo il quale gli ingegneri informatici sono tra i più ricercati dalle aziende, e allo stesso tempo sono tra le figure professionali di più difficile reperimento. In altre parole si tratta di un settore che garantisce lavoro in Italia, e in misura ancora superiore nel resto del mondo. Ma dove conviene laurearsi? Le università collocate nella top 10 le ha decretate la QS World Universities Ranking 2014, classifica che consente di confrontare tra loro gli atenei mondiali in base alla materia da studiare.  Le top 10 si trovano in America, Asia ed Europa: nel 2014 è stato il Mit, Massachusetts Institute of Technology, a sbaragliare la concorrenza rispetto agli studi in campo informatico. Al secondo posto la californiana Stanford mentre sul terzo gradino del podio si piazza un ateneo europeo, Oxford, nel Regno Unito Con un nome meno altisonante, sotto al podio si trova la Carnegie Mellon University che ha sede a Pittsburgh, in
Pennsylvania; la seconda tra le europee si trova in quinta posizione, a metà classifica delle top 10, ed è l’università di Cambridge; Harvard, il super-ateneo americano si trova solo al sesto posto della classifica sui migliori corsi di informatica da seguire al mondo. Per il settimo posto di nuovo in California, a Berkeley; in ottava posizione si trova la National University di Singapore. La svizzera conquista il nono posto, poco oltre le Alpi, a Zurigo, si trova una delle università migliori del mondo dove studiare: Eth Zurich Swiss Federal Institute of Technology; l’Asia chiude la classifica delle top ten dell’informatica con l’università di Hong Kong, area che tanto sta investendo nel campo dell’innovazione e della tecnologia.

(N.R.)

 

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