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Orti urbani e orti d’azienda. L’alimentazione sostenibile

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Orti urbani e orti d’azienda. L’alimentazione sostenibile

Coltivare cibo sano, avere stili di vita sostenibile, ottenere la biodiversità anche urbana. Il WWF e la Community virtuale Grow the Planet lanciano l’iniziativa “coltiviamo la natura in città”, mentre va avanti il progetto WWF “coltiviamo la natura in azienda” e nasce la Onlus Orti d’Azienda che propone alle imprese orti condivisi

Negli USA è già una moda, quella degli orti aziendali: colleghi e superiori imparano il lavoro di squadra e combattono lo stress mentre riqualificano in modo divertente e sano le aree urbane metropolitane su cui sorgono le proprie aziende.

Quest’interesse in Italia ha iniziato a svilupparsi da poco. Agli inizi del 2012 è nata una ONLUS che ha l’obiettivo di realizzare orti in azienda per scopi sociali, proponendo orti condivisi per promuovere la filiera corta e lo sviluppo sostenibile. Questa organizzazione non lucrativa si occupa di:

 

  • – definire il progetto assieme alle imprese curandone la realizzazione anche con il personale aziendale interessato;
  • – gestire la manutenzione anche attraverso eventi formativi rivolti ai dipendenti;
  • – cedere e diffondere logo e certificazione di partecipazione;
  • – gestire il network degli Orti Aziendali proponendo e promuovendo incontri, eventi di comunicazione e promozione delle aziende partecipanti.

Per fare alcuni esempi di aziende etiche che hanno aderito all’iniziativa, citiamo l’OrtoVentura a Lambrate, con 50mq di insalate, erbe aromatiche e fragole coltivate sui tetti dai lavoratori delle gallerie d’arte e degli studi di architettura della zona. E anche H-Farm, l’incubatore d’impresa di livello internazionale da cui è nata proprio la start-up Grow the Planet, quest’anno ha fatto l’H-orto, i cui prodotti vengono consumati in mensa, con la prospettiva di triplicarne la superficie entro un anno.
Il WWF, augurandosi che questo fenomeno continui a crescere, ha avviato per questo il progetto “Coltiviamo la Natura in azienda”, per promuovere la creazione di orti aziendali a cui collegare programmi innovativi di sensibilizzazione ed attivazione dei dipendenti sulle tematiche ambientali. Partner tecnico del progetto WWF è, appunto, la ONLUS Orti d’Azienda.

Orti Urbani

Il progetto “Coltiviamo la Natura in Città” è partito da una collaborazione WWF e Grow the Planet, che sono “scesi in campo” per coltivare cibo sano, stili di vita sostenibili e una biodiversità urbana che fa bene all’ambiente e alle città.
D’altro canto secondo le ricerche effettuate dai due partner verificando le connessioni web, su 174.526 conversazioni online l’alimentazione sostenibile risulta uno dei temi più discussi. Ciò significa che l’argomento suscita grande interesse. E per fortuna.
Ma in cosa consiste il progetto? Come spiegano dal WWF, esso prende avvio dai possessori di giardini, terrazzi e davanzali di tutta Italia e rilancia l’arte antica di coltivare la terra stavolta in un ambiente regno del cemento: la città. Facendo del bene all’ambiente e a sé stessi, garantendo un cibo sano a chilometri zero, diffondendo uno stile di vita più sano e sostenibile anche finanziariamente in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo. Non solo: i balconi, i terrazzi, i piccoli giardini dei privati cittadini possono diventare una rete “viva di aree verdi in grado di aumentare la biodiversità nelle nostre città, migliorandone la qualità ambientale e favorendo una ricchezza di natura e bellezza fatta di farfalle, cardellini, pettirossi, impollinatori preziosi come api e calabroni che vanno scomparendo, oltre a fiori, frutti e piante di ogni tipo”.
Uno strumento importante, soprattutto se si considera che le città occupano il 2% delle terre emerse ma consumano il 75% di tutte le risorse, che entro il 2025 ospiteranno il 65% della popolazione mondiale e che nei prossimi 40 anni copriranno una superficie pari a tutta l’Europa occidentale – a discapito di aree naturali e terreni agricoli.

Sulla piattaforma del WWF One Planet Food si può dunque accedere alla sezione speciale “Coltiviamo la Natura in Città” ed ottenere indicazioni sempre nuove nell’arco di diversi mesi, per avviare l’orto in tutte le stagioni in spazi limitati, utilizzando materiali riciclati come lattine o sacchetti e ottenendo consigli dalla community di coltivatori esperti o meno esperti. Una community composta da privati cittadini ma anche da imprenditrici ed imprenditori che vogliono mettere a frutto l’esperienza ed allargare le risorse della propria azienda in modo naturale ed etico.

L’indagine sul web

Nel frattempo l’indagine “Termometro della sostenibilità” condotta da WWF e Grow the Planet a partire da 174.526 discussioni spontanee su stili di vita sostenibili (individuate attraverso blog e social network nell’ultimo anno e completate da un sondaggio su face book) ha dimostrato che l’alimentazione è uno degli ambiti in cui la tematica ambientale incide di più nelle vite quotidiane degli italiani tra 18 e 45 anni).
Il 32,3% delle conversazioni registrate è legato al tema dell’alimentazione, a cui va aggiunto l’8,9% di conversazioni espressamente dedicate agli orti urbani (il 41% delle conversazioni riguarda i temi dell’abitare, includendo sia risparmio energetico che gestione dei rifiuti, il 16,9% la mobilità sostenibile come l’uso di bici e mezzi pubblici, mentre turismo e abbigliamento sostenibili interessano solo lo 0,3% delle conversazioni).
In particolare, il 45,5% degli utenti che parlano di cibo afferma di comprare solo ortaggi e frutta di stagione prodotta localmente (solo il 4,3% non tiene in conto questi fattori), il 35,7% preferisce il mercato al supermercato accanto a un 29,6% che frequenta direttamente farmer’s market o produttori (il 34.7% non si stacca dal supermercato di fiducia), il 33,1% sceglie sempre prodotti biologici (il 52,3% bilancia per motivi di prezzo, mentre il 14,6% non crede al bio) e per il 61,7% a guidare la spesa sono l’origine garantita e la sicurezza dei prodotti, ancora più che gusto e sapore che interessa solo il 6,9%.

Non è un caso dunque che il tema degli orti urbani sia sempre più diffuso e sentito: il 32% il campione ne ha già uno, per motivi che vedono in testa una maggiore qualità e salubrità del cibo, poi il divertimento e il risparmio economico e in ultimo l’aumento della biodiversità. Il 43% vorrebbe ma non ha spazio, il 15,3% non ha tempo, mentre solo il 3,4% non è interessato al tema. E ben il 79% del campione afferma di impegnarsi con gesti concreti per valorizzare la biodiversità anche in città.

Fulco PratesiFulco Pratesi, fondatore e presidente onorario del WWF Italia, che coltiva i propri orti sia in campagna che in città, sul terrazzo della sua casa romana, ha dichiarato: “gli orti sono un modo sano per produrre il proprio cibo, una fonte di soddisfazione e benessere, ma anche un alleato fondamentale per aumentare la biodiversità urbana e migliorare la qualità della vita nelle nostre città, rafforzando l’azione contro il consumo di suolo che sta divorando paesaggi e suoli fertili. Come piccoli gioielli di natura incastonati nel traffico e nel cemento, gli orti ci aiutano a purificare l’aria, a regolare il clima delle città, ad attirare animali bellissimi e preziosi, recuperando un rapporto quotidiano con la terra che è anche un’occasione sociale per giovani, adulti, anziani a tutti i livelli della società. Bastano pochi metri quadri in balcone o un davanzale in posizione assolata e l’orto è fatto!”

Il destino delle città

Le città, come detto, occupano solo il 2% delle terre emerse del mondo ma consumano il 75% di tutte le risorse, molte più di quelle presenti all’interno dei propri confini.
Nel 1950 solo il 29% delle persone viveva in città, dal 2008 vi risiede più del 50% della popolazione mondiale e nel 2025 potremmo arrivare al 65%. Così, nei prossimi 40 anni le città copriranno una superficie pari all’Europa occidentale mentre nei prossimi 90 anni nascerà ogni 10 giorni circa una città di 1 milione di persone. Questa espansione urbana avverrà inevitabilmente a spese dei terreni agricoli e degli habitat naturali.
In questo scenario è evidente l’importanza di aumentare le aree verdi all’interno delle città.

Secondo il rapporto 2012 dell’ISPRA, in più della metà delle città italiane la superficie di verde pubblico non arriva al 5% del territorio comunale, con punte negative a Taranto (meno dello 0,05%), Foggia (0,2%), Latina (0,5%). In 90 città invece la percentuale di verde è superiore al 20% e in 6 di queste il verde urbano interessa più di un quarto della superficie comunale, ovvero: Palermo (32,1%), Ravenna (29,9%), Brescia (29,1%), Ancona (28,1%), Roma (27,5) e Monza (25%).

A livello globale, l’autoproduzione di cibo è anche una risposta a una crescente perdita di suolo fertile e alla povertà, e contribuisce allo sviluppo economico locale e all’inclusione sociale in particolare delle donne.
Nel mondo circa 800 milioni di persone si occupano di agricoltura urbana, producendo il 15-20% del cibo complessivo. Gli orti urbani sono 70 milioni negli Stati Uniti, 18 milioni solo in Italia.

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