Violenza donne: Convenzione di Istanbul ratificata oggi
Nella seduta odierna alla Camera dei Deputati è stata ratificata, dopo la conclusione della discussione iniziata alle ore 15 di oggi 28 maggio 2013, la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, siglata ad Istanbul l’11 maggio 2011
Ne è seguita l’emanazione di un testo unificato risultato dalle proposte di legge presentate da Mogherini ed altri, Spadoni ed altri, Migliori ed altri, Giorgia Meloni. Le prime reazioni a caldo.
La convenzione “rappresenta rappresenta il livello più avanzato dello standard internazionale di prevenzione e contrasto del complesso fenomeno in relazione alla violenza, alla protezione delle vittime e alla criminalizzazione dei responsabili” così esordisce la premessa del testo unificato approvato oggi alla Camera, che alleghiamo all’articolo per intero. Firmata nel 2011, la Convenzione nota come Convenzione di Istanbul ha dovuto seguire l’iter d’obbligo prima di essere ratificata anche dal nostro Stato. L’aderenza alla convenzione comporta ora una serie di azioni che dovranno essere realizzate: assistenza e tutela delle vittime, prevenzione, lavoro culturale e di formazione. In parte tali azioni sono state avviate, ma spesso solo come singole iniziative di enti o di associazioni private; ora invece bisognerà che lo Stato Italiano si occupi di disciplinare la materia in modo organico e strutturale. Per questa ragione il passo di oggi è essenziale, poiché impegna il Governo a “procedere tempestivamente all’adozione delle misure legislative, o di altro tipo necessarie, al fine di dare piena attuazione a quanto previsto dalla Convenzione di Istanbul” e in particolare ad individuare tutte le risorse finanziarie atte a ripristinare la dotazione di un Fondo contro la violenza alle donne, sulla scorta di quello già istituito, e poi azzerato, dall’articolo 2, comma 463, della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008), finalizzato alla prevenzione, all’informazione, alla sensibilizzazione nei confronti del fenomeno della violenza contro le donne, nonché al sostegno dei centri antiviolenza e delle case-rifugio.
La cronaca nera di questi giorni ci mostra come sia più che urgente intervenire al riguardo, i femminicidi non fanno che aumentare e una delle forme di contrasto è quella volta a prevenire discriminazioni e sessismi prima che degenerino in meccanismi patologici di violenze sulle donne. Come il nostro giornale denuncia da tempo, bisogna cambiare la mentalità, l’ambiente culturale, partendo fin dai più giovani, anche dai bambini all’interno del sistema scolastico e il più possibile all’interno delle famiglie.
Come afferma il testo discusso e approvato oggi alla Camera, “tutti i Paesi europei hanno predisposto in campo educativo e scolastico strumenti di sensibilizzazione e di lotta contro gli stereotipi. In particolare, già con il Quarto Programma d’azione (1996-2000) la politica europea delle pari opportunità si era integrata in tutti i settori e nelle azioni dell’Unione e degli Stati membri, ivi compresa l’azione educativa che si svolge nella scuola, pur nel rispetto delle peculiarità e tradizioni dei singoli Stati: l’Italia, come dimostrano i fatti e le ricerche effettuate, è ancora un passo indietro. Bisogna, citiamo il testo, “procedere in due direzioni specifiche, la prima: fissare tra gli obiettivi nazionali dell’insegnamento e delle linee generali dei curricoli scolastici la cultura della parità di genere e il superamento degli stereotipi; la seconda, l’intervento sui libri di testo, riconosciuti in tutte le sedi internazionali, come un’area particolarmente sensibile per le politiche delle pari opportunità”. Di recente, una petizione pubblica alla quale hanno aderito più di dodicimila persone, ha chiesto, analogamente a quanto avviene in quasi tutti i Paesi membri dell’Unione Europea, l’adozione di provvedimenti da introdursi in ambito scolastico volti a perseguire la cultura del rispetto e della consapevolezza delle identità di genere, con la rimozione degli stereotipi sessisti.
Inoltre, nel giugno 2012, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, Rashida Manjoo, ha rivolto allo Stato italiano una serie di raccomandazioni perché risultiamo inottemperanti rispetto agli standard e agli impegni internazionali e ha dichiarato: “in Italia, sono stati fatti sforzi da parte del Governo, attraverso l’adozione di leggi e politiche, incluso il Piano di Azione Nazionale contro la violenza, ma non hanno però portato a una diminuzione di femminicidi e non si sono tradotti in un miglioramento della condizione di vita delle donne e delle bambine”.
La Convenzione del Consiglio d’Europa fatta ad Istanbul nel maggio 2011, che oggi viene ratificata anche nel nostro Paese, costituisce il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante, teso a creare un quadro normativo completo a tutela delle vittime. Essa intende designare come violazione dei diritti umani le forme di discriminazione contro le donne, “tutti gli atti di violenza sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata; e come violenza domestica, “tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima”.
Con la ratifica odierna, il Governo viene impegnato “a garantire, già a partire dalla prossima legge di stabilità, una maggiore certezza nella definizione degli stanziamenti che saranno necessari per l’attuazione della Convenzione attraverso la costituzione di un appropriato fondo; ad adoperarsi attraverso iniziative opportune, in tutte le sedi internazionali, affinché si giunga al più presto al raggiungimento dell’obiettivo minimo di ratifiche necessarie per l’avvio concreto delle necessarie e conseguenti misure legislative da adottare in materia; ad adeguare quanto prima l’ordinamento italiano agli standard di tutela previsti dalle normative internazionali e comunitarie in materia di prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne, con particolare riguardo al recepimento di tutte quelle normative già adottate in sede di Unione europea; ad adottare ogni iniziativa utile volta a dare impulso alla realizzazione, in tempi brevi, di un’organica politica nazionale che garantisca la salvaguardia di quel nucleo di diritti, attinenti in modo specifico a diritti umani delle donne, già riconosciuti a livello internazionale e comunitario, anche prevedendo la verifica e la adozione di un nuovo Piano d’azione nazionale per il contrasto alla violenza ed alle molestie, dotato delle necessarie risorse finanziarie, che preveda efficaci misure di raccolta dati, di sostegno ai centri antiviolenza, di costruzione di reti locali competenti, di prevenzione, di tutela della vittima, del contrasto che garantisca la certezza e l’adeguatezza delle pene e la promozione di una cultura diversa tra uomini e donne”.
Le prime reazioni
Liliana Ocmin, Segretario confederale della Cisl, ha subito rilasciato un commento: “come Cisl accogliamo con favore la ratifica della Convenzione di Istanbul che pensiamo possa contribuire a mantenere alta l’attenzione sul fenomeno della violenza contro le donne ed i minori che non ha confini, età, religione o etnia. Non un traguardo ma un faro per supportare le buone leggi di cui il nostro Paese dispone, dando loro il sostengo affinché si traducano in azioni concrete. Da tempo la Cisl è impegnata a 360 gradi a contrastare questa piaga che è sociale, culturale ed economica. Sconfiggerla è un dovere di tutta la società civile e noi siamo pronti a fare la nostra parte, mettendo in campo le azioni previste nella nostra ‘Piattaforma’ sulla prevenzione e contrasto alla violenza come patrimonio di buone prassi, da condividere per creare una rete sinergica di soggetti istituzionali e sociali che abbiano in comune l’obiettivo di arginare la violenza verso le donne ed i minori, restituendo dignità alle vittime”.
Direttamente dal Parlamento ecco il commento della deputata Susanna Cenni, da sempre impegnata sul tema dei diritti e della tutela della dignità della donna, che ha sempre sostenuto, anche con atti parlamentari, la necessità di ratificare al più presto in Italia una convenzione che nel 2011 aveva già ottenuto l’adesione di 16 Stati membri.
“Finalmente un passo davvero importante contro la violenza sulle donne. Un voto unanime che accolgo con grande emozione dopo anni di interrogazioni, mozioni, abbondantemente inascoltate. Insieme a numerose altre parlamentari ci siamo attivate in questi anni per dare ogni possibile supporto all’impegno di donne, associazioni, istituzioni locali contro la violenza sulle donne, che nel nostro Paese ha raggiunto livelli pesantissimi. Lo scorso anno sono stati 124 i casi di femminicidio, e la tendenza nei primi mesi del 2013 è purtroppo ancora più pesante e cruenta. C’è bisogno di intervenire subito in vari ambiti, non c’è più tempo da perdere. Ad oggi, infatti, non esiste ancora una legge quadro in materia un insieme di normative che vada oltre il penale, ma intervenga a tutto tondo, anche rimuovendo stereotipi e favorendo una cultura che dovrà incentrarsi sul rispetto tra i generi, e rifinanzia il lavoro dei centri antiviolenza. La ratifica della Convenzione di Istanbul è uno strumento davvero importante e innovativo. Accoglienza e sostegno, prevenzione, rimozione degli stereotipi di genere, educazione al rispetto tra i sessi, efficacia e integrazione delle strutture sanitarie e sociali, pubblica sicurezza, conoscenza dei dati basata su analisi costanti e rigorose. E adesso lavoriamo alla costruzione di un Paese più civile, perché un Paese che tollera la violenza sulle donne non può considerarsi tale”.