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VI congresso della Società Italiana delle Storiche

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VI congresso della Società Italiana delle Storiche

Tre giorni per fare il punto sugli studi di genere e analizzare i filoni di ricerca più attuali, legati a come cambia la maternità, il femminismo, l’imprenditoria femminile

Si è tenuto a Padova e Venezia il VI congresso della Società Italiana delle Storiche (SIS). L’appuntamento, organizzato tra il 14 e il 16 febbraio in Veneto, è stato un momento per fare il punto sui principali filoni di ricerca della “storia di genere” e della storia delle donne.

VI congresso della Società Italiana delle Storiche

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Dunque, non un “convegno” che analizza un unico argomento, ma una panoramica approfondita su tanti fronti di studio che, dalla storia antica a quella attuale, considerano l’elemento femminile il valore al centro di molteplici cambiamenti sociali, culturali ed economici.

Ben 33 panel di discussione, due tavole rotonde, una lectio magistralis dal titolo “The uses and abuses of gender” – a cura di Joan Wallach Scott, la studiosa che per prima introdusse nella ricerca storica la variabile del “genere” – e una conferenza di chiusura sul tema “Il matrimonio, la mascolinità e la maternità nell’economia globale”.

Ruolo della donna nella società e nella famiglia, femminismo in Italia, educazione, il rapporto tra donne e tecnologie, la violenza domestica, la maternità e le innovazioni legate alla fecondazione assistita: tanti sono stati gli argomenti dibattuti nel corso del VI congresso SIS.

Non potevano mancare alcuni approfondimenti su “donna e lavoro” e, nello specifico, sull’imprenditoria al femminile. Tra questi, i panel su “Le imprenditrici del Mezzogiorno. Storie di donne intraprendenti al Sud”, “Nuove prospettive di ricerca sulla storia del lavoro femminile”, “La conciliazione dei tempi delle donne: questioni teoriche, metodi di rilevazione, policies”. Ma soprattutto la tavola rotonda su “Womenmade tra tradizione e innovazione. Creative economy in un’ottica di genere” nel corso della quale è stata presentata una ricerca-analisi sul mondo delle imprenditrici padovane che lavorano nel comparto culturale.

Lo studio si è articolato in una serie di interviste ad un campione ristretto al 15% delle 600 imprese femminili iscritte alla Camera di Commercio di Padova.

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Interessante il fatto che il 35% di queste aziende sia stato fondato in corrispondenza della crisi, e cioè a partire dal 2008: le titolari di imprese femminili culturali sono donne tenaci, grandi lavoratrici che, per diversi motivi, si sono trovate a giocarsi nel ruolo di imprenditrici dopo precedenti esperienze di lavoro (e forse proprio in virtù di questo). Le donne intervistate, infatti, hanno una età media di 48 anni.
I settori che prediligono sono quelli legati a creatività e cultura: editoria, moda, design, architettura, conservazione del patrimonio, tv e comparto video. Lavorano nell’ottica di ottenere prodotti di alta qualità e di investire anche sui mercati esteri: attività, quest’ultima, già in essere per il 30% delle intervistate.
Un altro elemento comune alle imprenditrici protagoniste dello studio è il desiderio di conciliare la propria realizzazione o, in alcuni casi, un riscatto professionale con il ruolo di madre, moglie, figlia o sorella. Torna, insomma, il tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, problematica tutto sommato recente, che ha certamente ancora bisogno di studi e analisi prima di giungere ad una soluzione condivisa e accettabile.

Agnese Fedeli

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