Pensioni

Pensioni: la parola agli esperti

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Si apre uno spazio di approfondimento di Donna in Affari sul tema delle pensioni. Le interviste agli esperti, ai politici, ai rappresentanti sindacali, alle associazioni faranno luce su questo argomento che tocca tutti i lavoratori, giovani o anziani

di Daniela Delli Noci, giornalista

Pensioni, queste sconosciute. Si tratta di un argomento che, presto o tardi, interessa ogni persona e del quale si parla periodicamente, spesso con titoli sensazionali volti a creare inquietudine e senso d’incertezza. Donna in Affari ha voluto dedicare un ampio spazio all’argomento, realizzando interviste a coloro che si confrontano ogni giorno con questa realtà: rappresentanti sindacali, associazioni, politici.

In tempi di crisi, è noto, le risorse mancano, i tagli sono all’ordine del giorno, il deficit è dietro l’angolo e l’Europa impone un innalzamento dell’età di ingresso. Questa è la percezione del cittadino comune. Si giustificano i provvedimenti scomodi con il diktat della necessità e, pur protestando, si accettano disposizioni che impoveriscono le fasce più deboli della popolazione.
Andando ad approfondire la questione càpita, tuttavia, di avere un quadro diverso della situazione e di capire che, forse, i soldi ci sono, ma non vengono destinati a chi ha più bisogno, ad esempio alle donne che – per pubblico riconoscimento – sostengono il sistema sociale del nostro Paese senza ricevere alcun compenso. Esistono qua e là dei fondi monetari, poco conosciuti, che potrebbero limitare gli effetti nefasti della scure statale e dare un minimo di respiro ai pensionati o a coloro che aspirerebbero a diventare tali, senza riuscire a raggiungere una meta che a volte sembra irraggiungibile.

Differenze di genere e di sostanza

Il primo elemento che emerge dalle interviste sul mondo previdenziale è la netta differenza tra le pensioni maschili e quelle femminili. Gli importi destinati alle donne sono decisamente inferiori a quelli degli uomini e la fotografia della situazione pensionistica è sovrapponibile a quella lavorativa. Le ragioni stanno nella difficoltà di accesso al mondo del lavoro, negli stipendi più bassi, nella sottovalutazione del lavoro femminile, nel fatto che, a causa dell’attività di cura, le donne versano contributi a intermittenza e alternano periodi di lavoro a fasi di assistenza ai figli e agli anziani. L’unico dato con il segno positivo è quello relativo alle pensioni di reversibilità, ma è un’amara soddisfazione, perché denota la dipendenza della donna dal proprio marito e, soprattutto, il fatto che questo sostegno economico derivi da un evento luttuoso.

I “tesoretti”

Esistono contributi silenti, sottolineano gli intervistati: si tratta di soldi versati dalle donne, ma anche da immigrati che poi ritornano nel loro Paese, relativi a periodi troppo brevi di lavoro. Gli importi sono talmente esigui da non poter assurgere a pensione. Rimangono quindi inutilizzati presso l’Inps.
C’è, inoltre, un Fondo destinato a chi svolge un lavoro di cura in famiglia senza essere retribuito. Si tratta di molto denaro – attualmente oltre 300 milioni di euro – che, nel corso di un secolo, è arrivato solo in minima parte alle donne.

Le false percezioni

L’Europa non ci impone l’innalzamento dell’età d’ingresso alla pensione, si preoccupa solo di non avallare discriminazioni, di garantire le pari opportunità. Prova ne è l’esistenza di Opzione Donna, la possibilità, data alle donne, di andare in pensione prima del tempo, con importi pesantemente decurtati.
È un inganno credere che gli anziani stiano rubando le pensioni ai giovani. Solo in rare occasioni si riconosce ai pensionati il merito di aver salvato l’Italia; loro stessi non ne sono pienamente consapevoli, eppure hanno rinunciato, loro malgrado, a una considerevole montagna di denaro e fa un certo effetto leggere il totale. È tutto riportato nelle interviste, nero su bianco.
Per quanto riguarda le contribuzioni dei lavoratori, l’Inps ha i conti con il segno positivo; il deficit è dovuto alle altre gestioni confluite nel grande calderone dell’Istituto.
Vi invitiamo a seguirci in questo percorso accidentato, cominciando dai numeri.

Il quadro della situazione

L’Istat ha pubblicato a inizio anno un Focus sulle condizioni di vita dei pensionati, relativo agli anni 2013-2014. Tra le donne, il livello di reddito netto pensionistico, di 965 euro mensili, è circa i tre quarti di quello maschile. L’ammontare delle pensioni nette da lavoro raggiunge appena il 58% di quello stimato tra gli uomini. Discorso diverso per quanto riguarda la reversibilità, come già accennato. L’importo medio delle pensioni nette percepite dalle donne è quasi doppio rispetto a quello degli uomini.
La suddivisione territoriale mostra che i residenti nel Mezzogiorno percepiscono circa il 15% in meno dell’importo netto che viene mediamente ricevuto nel resto del Paese, dovuto soprattutto alle pensioni di vecchiaia e di anzianità.
La situazione familiare, sempre nei due anni esaminati dal Focus, appare diversificata nelle tre aree considerate. Oltre un terzo dei pensionati vive in coppia senza figli (34,5% il valore nazionale) e risiede al Nord; sono molte anche le persone, titolari di pensione, che vivono da sole (28,5%), e che risiedono nel Settentrione. Sono in maggioranza, invece, i pensionati del Sud che vivono in coppia e con i figli. Le famiglie di questi ultimi hanno un rischio di povertà triplo rispetto a quelle del Nord, doppio con riferimento a chi vive al Centro.
Le famiglie in cui è presente un pensionato, nonostante il loro reddito sia più basso rispetto a quello degli altri nuclei familiari, sono meno esposte al rischio di povertà. Pertanto, la presenza di un pensionato all’interno di famiglie vulnerabili consente di dimezzare il rischio d’indigenza; ad esempio, nelle famiglie con un solo genitore il pericolo di povertà dal 35,3% scende al 17,2%.
Si può affermare, quindi, che i pensionati non si limitano a salvare l’Italia, ma aiutano le proprie famiglie a limitare il pericolo di miseria.
A livello territoriale, le famiglie dei pensionati del Mezzogiorno hanno un rischio di povertà triplo di quello delle famiglie settentrionali e doppio rispetto a quelle del Centro.
I pensionati, dunque, sono i protagonisti della vita sociale italiana.

Nei prossimi articoli di questa nostra inchiesta di approfondimento sul mondo pensionistico potrete avere una visione sempre più completa di questo argomento e scoprire fatti sorprendenti attraverso le parole degli intervistati.

PENSIONI: LA PAROLA AGLI ESPERTI

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