Pubblicato il 19° Rapporto sulla comunicazione a cura del Censis nel quale si evidenziano i cambiamenti della dieta mediatica e digitale degli italiani
Il mondo cambia e si è alle prese con le innovazioni tecnologiche sempre più pervasive che modificano anche la dieta mediatica e digitale degli italiani, ovvero, più in generale, le modalità e le tecniche di comunicazione umana. Le informazioni che un tempo correvano sul filo oggi viaggiano in uno spazio e un tempo profondamente diversi rispetto al passato. La tradizione e l’innovazione non vanno sempre a braccetto come ci piace pensare e i giovani nativi digitali hanno una percezione diversa di ciò che “vale la pena” sapere. E se gli adulti si fanno domande etiche su dove porterà l’intelligenza artificiale e su quale notizia o immagine sia una fake news o meno, i giovani si divertono con tik tok a fare video volutamente fake e comunicano solo tramite social.
Il 19° rapporto sulla comunicazione
L’analisi della dieta mediatica e digitale degli italiani mostra i cambiamenti in atto in questa era biomediatica che vede alcuni mezzi di comunicazione fare man bassa rispetto ad altri nel catturare l’attenzione della popolazione.
I contenuti audiovisivi delle tv
Se i programmi audiovisivi un tempo si seguivano solo attraverso l’apparecchio televisivo oggi il 95,9% degli italiani continua a seguirli ma su mezzi e con modalità diverse di trasmissione: gli utenti del digitale terrestre sono aumentati dello 0,9% rispetto al 2022, quelli della tv satellitare sono aumentati del 2,1% ma il boom lo hanno avuto la tv via internet (web tv e smart tv passano al 56,1% di utenza, ovvero oltre la metà della popolazione, con un +3,3% in un anno) e la mobile tv, che è passata dall’1% di spettatori nel 2007 al 33,6% di oggi (più di un terzo degli italiani).
La radio nella dieta mediatica e digitale degli italiani
La radio continua a rivelarsi all’avanguardia all’interno dei processi di ibridazione del sistema dei media. Complessivamente i radioascoltatori sono il 78,9% degli italiani, con una lieve flessione da un anno all’altro (-1,1%). Ma se la radio ascoltata in casa attraverso l’apparecchio tradizionale subisce un piccolo calo passando al 45,6% di utenza (-2,4% rispetto al 2022), l’autoradio si attesta al 69,1%, confermandosi sui livelli prepandemici. Per quanto concerne l’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet con il pc (18,2% degli utenti) e con lo smartphone (24,1%), si registra una crescita importante nel lungo periodo (rispettivamente +10,6% e + 20,5% dal 2007 ad oggi), ma un calo nel breve (rispettivamente -2,2% e -5,0% tra il 2022 e il 2023).
È il digitale, bellezza.
Consolidamento di internet, smartphone e social network. Tra il 2022 e il 2023 si registra un consolidamento dell’impiego di internet da parte degli italiani (l’89,1% di utenza, con una differenza positiva di 1,1 punti percentuali), e si evidenzia una sovrapposizione quasi perfetta con quanti utilizzano gli smartphone (l’88,2%) e molto prossima a quanti sono gli utilizzatori dei social network (82%).
Carta stampata. Continua il trend in calo
Per i media a stampa si accentua ulteriormente la crisi ormai storica, a cominciare dai quotidiani cartacei venduti in edicola, che nel 2007 erano letti dal 67% degli italiani, ridottisi al 22% nel 2023 (con una differenza pari a -3,4% in un anno e a -45% in quindici anni). Anche i settimanali vedono un calo dei lettori (-1,7%) come i mensili (-2,8%). Ma scendono anche gli utenti dei siti online dei quotidiani “storici” e blasonati (-2,5% in un anno), mentre sono stabili quanti utilizzano i siti web d’informazione e le testate giornalistiche telematiche native digitali (il 58,1% come già nel 2022, ma cresciuti del 21,6% dal 2011).
I social e i giovani
Nella dieta mediatica e digitale degli italiani più giovani (dai 14 ai 29 anni di età) a far da padrone sono i social media basati sulle immagini: YouTube e Instagram usati rispettivamente dal 79,3% e dal 72,9 dei giovani. E la modalità di comunicazione rapida e trasmissione di videomessaggi? WhatsApp, che fa quasi l’en plein con il 93% degli utenti giovani. Tik Tok viene seguito dal 56,5% dei giovani anche se la sua ascesa è stata rapidissima. In lieve flessione tra gli under 30, oltre a Facebook (passato dal 51,4% del 2022 al 50,3%), anche Spotify (dal 51,8% al 49,6%) e Twitter (dal 20,1% al 17,2%). Colpisce la discesa di due piattaforme partite bene ma che nel tempo hanno arrestato la loro corsa: Telegram (passato dal 37,2% del 2022 al 26,3%) e Snapchat (dal 23,3% all’11,4%).
I soldi spesi per la dieta mediatica e digitale degli italiani
Non si creda però che tutto ciò non abbia un costo. Se il software e le App hanno un costo di abbonamento pari a zero o quasi, e le connessioni ormai hanno un prezzo abbordabilissimo, a pesare nelle tasche delle famiglie sono gli apparecchi, la tecnologia materiale, l’hardware. L’andamento della spesa delle famiglie per i consumi mediatici tra il 2007 (l’ultimo anno prima della grande crisi economica e finanziaria internazionale scoppiata nel 2008) e il 2022 evidenzia come, mentre il valore dei consumi complessivi ha subito una drastica flessione senza ancora ritornare ai livelli antecedenti il 2008 (ancora -2,3% in termini reali è il bilancio alla fine del 2022), la spesa per l’acquisto di telefoni ed equipaggiamento telefonico ha segnato anno dopo anno un vero e proprio boom, di fatto moltiplicando il valore per più di otto volte in quindici anni (+727,9% nell’intero periodo, per un ammontare che supera gli 8,7 miliardi di euro), quella dedicata all’acquisto di computer, audiovisivi e accessori ha conosciuto un rialzo rilevantissimo (+215,8%), mentre i servizi di telefonia e traffico dati hanno conosciuto un assestamento verso il basso per effetto di un radicale riequilibrio tariffario (-26,9%, per un valore comunque prossimo a 13,6 miliardi di euro sborsati dalle famiglie italiane nell’ultimo anno) e, infine, la spesa per libri e giornali ha subito un vero e proprio crollo: complessivamente -38,2%.
Il peso dell’IA nella dieta mediatica e digitale degli italiani
Dell’Intelligenza Artificiale si parla molto, non tanto per i suoi impieghi quanto per gli effetti che potrà avere nel futuro. Infatti il 74% degli italiani ritiene che i suoi sviluppi siano al momento imprevedibili. In percentuali pressoché analoghe vengono espressi giudizi sia ottimistici che pessimistici sugli effetti che l’Intelligenza Artificiale potrà produrre. Tra gli ottimisti, il 73,2% pensa che le macchine non potranno mai sviluppare una vera forma di intelligenza come gli umani, tra i pessimisti si colloca il 63,9% che teme che sarà la fine dell’empatia umana. Allarmisti anche quanti credono che aumenteranno le notizie non verificabili, di conseguenza non sapremo più distinguere il vero dal falso, con grandi rischi per le democrazie (68,3%) e quanti pensano che sarà la fine della privacy dei cittadini perché saremo tutti controllati dagli algoritmi (66,3%).